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24/03/2023
Il Piano Fit for 55, che prevede otto misure per ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra almeno del 55% entro il 2030, era stato presentato nel luglio 2021 dalla Commissione Europea.
Tra queste proposte si trova anche l’obbligo, per le nuove immatricolazioni di vetture e veicoli commerciali leggeri, di non produrre emissioni di CO2 a partire dal 2035.
Ciò ha scatenato un’immediata reazione da parte delle case produttrici, che hanno implementato fortemente la produzione di veicoli BEV in vista del conseguente cambio di mercato.
Dodici anni possono parer tanti ma in questo lasso di tempo le aziende devono sviluppare soluzioni tecnologiche sempre più performanti per rendere le auto adatte al grande pubblico (migliorando le prestazioni e contenendo i costi), oltre a fornire una valida alternativa all’offerta di veicoli cinesi che arrivano sui nostri mercati con prezzi di listino molto più convenienti rispetto alle concorrenti europee.
D’altra parte, le istituzioni devono dotare il territorio delle infrastrutture dedicate alla ricarica, oltre ad assicurarsi che la rete elettrica sia in grado di supportare la richiesta di milioni di mezzi in ogni territorio.
Insomma, sono diverse le questioni da risolvere prima di applicare questa norma, che ancora non risulta approvata definitivamente dall’Unione Europea.
Uno dei temi alla base della dilazione del voto è la proposta di affiancare, ai mezzi a batteria, veicoli con motori endotermici alimentati con biocarburanti, così che le emissioni siano comunque azzerate ma che ci siano più vie percorribili per raggiungere l’obiettivo.
Questo ritardo lascia in sospeso le case produttrici che sperano in una risoluzione veloce, quanto efficace, per riuscire a pianificare investimenti, produzione e gestione del personale.
Avere un’alternativa alle auto elettriche potrebbe rappresentare una soluzione per evitare crisi come quella petrolifera degli anni ’70.
In Italia, dove solo il 3,7% delle immatricolazioni 2022 era elettrica, queste prospettive sembrano lontane, soprattutto paragonate alle cifre quattro volte superiori registrate nel resto d’Europa.
In tutta l’UE però è necessario velocizzare la conversione alle auto green, nel caso il Fit for 55 dovesse entrare in vigore in tempi brevi come promesso da Bruxelles.
La scadenza del 2035 farebbe crescere vertiginosamente gli acquisti di BEV e le quote di mercato in aumento stimolerebbero anche la libera concorrenza, con un conseguente calo dei prezzi.
Le case costruttrici del Vecchio Continente, comunque, si dovrebbero confrontare ancora più velocemente con l’offerta cinese, i cui veicoli costano meno grazie alla manodopera meno retribuita e alla disponibilità del Gigante Rosso di metalli necessari a realizzare le batterie.
Già oggi una vettura Made in China presenta prezzi nettamente inferiori a qualunque veicolo a batteria europeo, concretizzando una disparità che, senza politiche fiscali adeguate, è destinata a peggiorare.
Oggi, il noleggio a lungo termine rappresenta una soluzione che garantisce opzioni più convenienti per dotarsi di auto elettriche. Soprattutto per le aziende dotate di una flotta, l’NLT è ideale per il rinnovo del parco auto con mezzi in grado di evitare blocchi del traffico e preparare le imprese alla diminuzione delle emissioni di CO2.
Al di là di quello che verrà definito dalla normativa in fase di approvazione, è innegabile che il Belpaese debba rinnovare la sua flotta nazionale, che conta mezzi in media più vecchi del continente.
Senza ulteriori formule per sostenere la sostituzione delle vetture in circolazione con auto green, si parla già di “Effetto Cuba” per l’Italia. In questa prospettiva le persone non avranno il potere d’acquisto per cambiare la propria auto con un veicolo nuovo ed ecosostenibile (che sia BEV o alimentato con biocarburanti) e continueranno a guidare mezzi inquinanti e datati.
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